Luca Ramini: dal DE ai Labs della Hewlett Packard Enterprise

Intervista a Luca Ramini: dal Dipartimento di Ingegneria di Ferrara alla HPE Labs (California) per affrontare la tematica “Silicon Photonics and Optical Networks”.

 

Raccontaci il tuo percorso

Dopo il diploma ho deciso di iscrivermi al corso di laurea triennale in Ingegneria elettronica delle telecomunicazioni perché in quel modo potevo continuare il percorso che avevo avviato alle scuole superiori, mi piacevano i circuiti e l’elettronica e ho seguito quella che all’epoca era la mia passione. Mi ricordo che al termine della triennale presentai una tesi sull’ “elettronica di potenza”. Poi scelsi la specialistica in ingegnerie e tecnologie per le telecomunicazioni e l’elettronica, curriculum “elettronica”. Alla specialistica potevi scegliere il tuo percorso io ero un elettronico ma ero interessato a corsi come ottica, antenne (ricordo i miei professori prof. Trillo e prof. Bellanca) e mi ricordo in particolare del corso di propagazione libera e guidata, mi sono innamorato di questa tematica che poi rappresenta uno dei fondamenti formativi nell’ambito di cui mi occupo tuttora.

Dopo la specialistica ho vinto un assegno di ricerca, successivamente esteso attraverso il dottorato in scienze dell’ingegneria, ed è stata l’esperienza più importante e segnante della mia carriera universitaria, l’esperienza che mi ha aperto le porte al mondo del lavoro. Ricordo che dopo alcuni mesi dall’avvio del dottorato andai a presentare un paper di cui ero coautore insieme ad altri ricercatori del DE, in Grecia, e fu un’esperienza incredibile. Mi ricordo che noi a Ferrara eravamo uno dei pochi gruppi di ricerca sul tema delle Optical Networks-on-Chip (reti ottiche integrate che fanno uso della silicon photonics per essere implementate), tra i quali ricordo: la Columbia University di New York, l’Università di Tehran, e la Hong Kong University. A giugno dell’anno dopo, su suggerimento del prof. Bertozzi (mio advisor di ricerca), mi sono trasferito a New York dove andai a perfezionare e rafforzare le mie competenze sul tema delle architetture ottiche integrate, note come Optical Networks-on-Chip, nel gruppo di ricerca del prof Luca Carloni della Columbia University. Trascorsi sei mesi indimenticabili sia dal punto di vista umano che formativo.

Una volta terminato il dottorato ho fatto due anni di post doc. (2014-2016) e davo una mano al prof. Bertozzi ad insegnare strumentazioni e misure elettroniche (parte di laboratorio), nel frattempo avevo vinto un bando per l’insegnamento all’università di Verona dove insegnavo matematica. Mi sarebbe piaciuto insegnare ma poi mi si è presentata la possibilità di entrare in un grosso gruppo, così nel 2016 sono approdato alla ST Microelectronics, con sede in Agrate Brianza. Dopo tre anni trascorsi alla “ST” come senior silicon photonic designer ho ricevuto la proposta da Hewlett Packard Enterprise (HPE Labs) e adesso nello specifico sono research scientist e lavoro in un gruppo di “scienziati” che si occupa della tematica silicon photonics and optical networks. HPE è un ambiente di lavoro stupendo perché ti trasmette tranquillità ed è il valore umano delle persone che ti dà questa serenità nel lavorare. Trovo molte similitudini con il clima che ho vissuto durante il dottorato, sto vivendo la stessa spinta a mettersi in gioco, e allo stesso tempo il supporto dell’azienda nel motivarti e lasciarti libero di provare, di sperimentare. In HPE, poi, ci sono altri gruppi che si occupano di altre tematiche ma il senso è che ognuno porta la propria competenza su un particolare progetto.

 

Com’è stato studiare in Dipartimento?

È stato bellissimo! Il rapporto con il docente, soprattutto nella specialistica, è stata la cosa che mi ha lasciato maggiormente il segno. Fare il corso di dispositivi ottici in quattro era stupendo. In questo senso il numero ridotto migliora la qualità, ne sono certo. Se non capivi una cosa alzavi la mano e il docente si fermava, anche se aveva appena cominciato a spiegare, al De ho trovato disponibilità e genuinità. C’era un ambiente “intimo” famigliare, che aiutava a far emergere le passioni e le peculiarità. Anche nel dottorato è emersa questa caratteristica. Eravamo in 5 ragazzi e lavoravamo tutti per il prof. Bertozzi che era il nostro Advisor, eravamo un gruppo fantastico, mi ricordo che alla fine del dottorato, abbiamo fatto un articolo comune sulla fotonica dove provavamo a stimolare un dibattito che fosse di livello internazionale. Andai io a presentare il lavoro nel 2014 durante il DATE (Design Automation Testing in Europe) e siamo riusciti a farci notare, siamo riusciti ad emergere come gruppo. Sono certo di essere stato molto fortunato perché ho trovato un ottimo gruppo con un ottimo allenatore. “Quando trovi il team perfetto con l’allenatore perfetto: vinci i campionati”.

Piccola nota a margine: nel 2020 sono stato tra gli organizzatori dello Special Day sulla Silicon Photonics alla durante DATE conference.

Perché hai scelto Ferrara?

Ho scelto Ferrara perché era la mia dimensione. Mi fidavo della “mia” città, del mio ambiente, per me a Ferrara c’era la qualità migliore. È una città tranquilla, non caotica, lo stesso dipartimento, nei suoi spazi, nella sua dimensione contenuta è un ambiente tranquillo che ti permette di apprendere e che ti dà la possibilità di sbocciare. Mi è capitato a volte di cogliere nelle persone che ho incontrato una mentalità per cui esistono solo le “grandi città” o i “grandi politecnici” ma non è così, esistono realtà più piccole che possono comunque formare ragazzi in gamba, con la testa sulle spalle e intraprendenti.

In generale non ho mai visto la semplicità delle cose come una qualità negativa, anzi, credo che si debba partire dalla semplicità per un percorso che possa farti crescere. Durante gli anni di post- doc mi ricordo di aver incontrato due ragazzi di Verona che avevano scelto di fare la specialistica a Ferrara “perché Ferrara è una città serena” - dicevano- mentre loro venivano dalla triennale a Padova e la ricordavano caotica.

Io attualmente lavoro per un colosso e sono fortunato, ma devo dire che anche tutti gli altri ragazzi che erano con me durante il dottorato lavorano per altrettante realtà del medesimo calibro. Non è un caso se tutti siamo dove siamo, significa che abbiamo fatto un ottimo percorso e che i docenti che abbiamo incontrato sono stati in grado di fare da catalizzatori rispetto alle nostre capacità e propensioni.

 

La video intervista a Luca Ramini è disponibile qui: https://youtu.be/p-XmlI0S1QA

 

 

 

 

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